Gilberto Carboni

COME FIOCCHI DI NEVE
(una quasi biografia)

Per venire al mondo aveva scelto l'estate. L'ora più cupa della notte.
E per questo non sapeva spiegarsi che senso avesse il sole, il giorno, la luce.
La sua stessa vita gli pareva ormai un succedersi lento, incerto rosario di notti.
Piene di misteri, fughe e preghiere. Di notte aveva trovato le ragioni più belle del vivere:
l'arte, l'amicizia e quello stordimento confuso che tutti chiamano amore.
Poi arrivò il tempo delle grandi tristezze.
Un addio. Un altro ancora. Vide il cielo in delirio sgozzare una stella.
E la notte gli piacque un po' meno. Imparò il gusto del sale, sugo amaro giù nella gola.
Quindi lo sconforto, la rabbia, forse l'odio.
Preparò una spada di vetro. Invisibile. L'affilò con pietre e diamanti.
Sottile e tagliente più di un rasoio.
Si acquattò paziente. Gatto immobile dietro una siepe.
Attese in silenzio che la notte consumasse le sue forze. Quando la vide stanca e sfinita la colpì
alle spalle.
Affondò la lama nell'aria tremula. Tra il cielo e il mare. Uno squarcio.
Una ferita perfetta, cerchio rosso di sangue e sole.
Prese quel poco che restava della notte. Scavò nella sabbia. La seppellì.
"La notte è morta - sussurrava - l'ho uccisa io. Quella che a voi sembra ancora la notte è
solo buio, senza più vita e senza mistero."
Tutto questo lo so per certo. Me lo raccontano i suoi angeli, quelli che planano quieti dentro
piccoli orizzonti senza confini.
Non credetegli, allora, quando di notte vi parla e vi incanta.
Perché Fausto è altrove. Dalla sua mongolfiera, alta come una mansarda, barcolla nel vuoto,
appeso al cielo buio di Casabianca.
A tutti dona trucioli di luce. Piccoli singhiozzi. Lettere d'amore che consolano la vita,
dolci e calde come fiocchi di neve.



UNA CAMPANA DI VETRO

Da irreali vascelli senza peso, ormeggiati in silenzio dentro a fragili bolle di luna,
dolcemente planano mille fili di luce, esili appigli per vani tentativi di fuga.
E l'attesa è un pantano in cui pigre scialuppe di piombo ristagnano lente con la
prua drizzata verso il nulla.
Continuano così, senza tregua, aleggiare su di noi, tutti i misteri dell'uomo
di sempre, catturato per caso dentro a questo briciolo di tempo ch'è poi la nostra
infinita prigione.
Evasioni impossibili hanno parabole che a volte si adagiano lente su seni di fioca
magia; altrove, tese e vibranti, si lanciano a pugnalare colori di sangue e morte.
Ma ancora una volta, la traiettoria rimbalza contro i nostri limiti, pareti invisibili di
questa fredda CAMPANA DI VETRO che tutto chiude esclusi i nostri sogni.